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16.12.2008 - CRISI FINANZIARIA E CRISI ECONOMICA 
Da un lato c'è l'economia reale, che sta cominciando a far pagare pesantemente (e, secondo gli analisti, il 2009 sarà peggio) gli effetti della bufera finanziaria, della stretta creditizia che ne è seguita, dell'ulteriore contrazione dei consumi. Dall'altro, c'è il cosiddetto pacchetto anti-crisi, varato dal governo. L'attuale momento di crisi andava colto come un'opportunità per progettare interventi strutturali a sostegno dell'economia reale del paese. E invece il decreto legge 185, approvato dal consiglio dei ministri, anche se recepisce molte delle proposte avanzate dalle associazioni imprenditoriali, lascia molti dubbi sull'efficacia, a cominciare dall'ammontare di risorse effettivamente a disposizione e dalla loro immediata spendibilità. La decretazione d'urgenza necessita, per essere pienamente operativa, di conversione in legge, di autorizzazione dell'Unione europea, di decreti attuativi. I tempi sono incerti e la crisi è reale. Già prima dell’ufficializzazione della crisi, le associazioni imprenditoriali denunciavano i segnali del progressivo disimpegno delle banche, della contrazione della domanda interna, del ridimensionamento degli investimenti, dell'aumento del prezzo delle materie prime, dell'incremento dei tassi di interesse, del crollo della fiducia da parte di risparmiatori e investitori, poi confermati, così come sta succedendo, dall’economia italiana andata in recessione. I dati della produzione industriale, ordini, consumi, cassa integrazione, termini di pagamento, prospettano i contorni di una crescente difficoltà dai confini, dalla durata e dalla profondità difficilmente prevedibili. Il rischio maggiore lo corrono l’artigianato e le piccole e medie imprese e gli occupati di queste aziende. Per questo, agli interventi per la stabilità del sistema creditizio era doveroso accompagnare un provvedimento centrato anche su altri fattori come facilitare l'accesso al credito per le PMI attraverso il rafforzamento degli strumenti di garanzia pubblica e dei Confidi; ridurre la necessità di ricorrere al credito bancario; potenziare il sistema degli ammortizzatori sociali; rilanciare gli investimenti pubblici e privati; sostenere il potere d'acquisto delle famiglie. Credito Era una delle misure più attese. Il decreto rifinanzia infatti il Fondo centrale di garanzia con 450 milioni di euro ed estende all'artigianato l'operatività del Fondo. Viene altresì prevista una riserva del 30% della nuova dotazione di risorse per gli interventi di controgaranzia a favore dei Confidi. Non molto, ma comunque abbastanza per presentarsi in banca con un qualche tipo di garanzia pubblica. Due le principali criticità: la piena disponibilità delle risorse previste e, la reale efficacia della garanzia pubblica ai fini della ponderazione zero, qualora essa operi nei limiti delle risorse assegnate. Infine, nulla è previsto per il rafforzamento patrimoniale dei Confidi. E le banche? Bene l'articolo che prevede la sottoscrizione pubblica di obbligazioni bancarie speciali, a patto che non venga messa in discussione l'autonomia del sistema bancario.
Fisco
Primo punto, le deduzioni Irap. Per come sono state concepite, rischiano di non sortire alcun effetto sulle imprese più piccole, in quanto le deduzioni forfettarie applicabili determinano una forte riduzione della base imponibile della componente lavoro, rendendo trascurabile il beneficio. Anche la riduzione del 3% degli acconti Ires e Irap è poco efficace, poiché resta l'obbligo di corrispondere la quota residua entro il 31 dicembre. Seconda questione, l'Iva. Ottima cosa pagarla a incasso avvenuto, come previsto dal pacchetto varato dal governo. Per diventare operative queste misure devono, però, essere autorizzate dalla Commissione europea. Ultima incognita, non per importanza, la definizione del volume d'affari cui applicare questo regime. Positivo l'intento di rivedere gli studi di settore, mentre nulla si muove rispetto al recupero dei crediti vantati dalle imprese verso la pubblica amministrazione. Risultano in ogni caso discriminate, in molti punti, le esigenze delle imprese individuali, escluse da molte agevolazioni.
Lavoro
L'impostazione è condivisibile, dal nuovo impulso ai premi di produttività e alla contrattazione di secondo livello al potenziamento degli strumenti di tutela del reddito, fino all'estensione degli ammortizzatori sociali in deroga e alle forme di sostegno al reddito varate, per la prima volta, a favore degli apprendisti e dei collaboratori coordinati e continuativi. Il problema è come sempre di risorse e di tempi di erogazione. Gli interventi potrebbero essere insufficienti e in ritardo, se la crisi dovesse estendersi.
Risparmio energetico
In controtendenza rispetto all'esigenza di favorire gli investimenti privati, il decreto contiene una drastica riduzione dei benefici attualmente accordati per la riqualificazione energetica degli edifici. Un provvedimento contraddittorio, poiché si propone di contrastare la crisi tarpando le ali a un settore innovativo e trainante come quello del risparmio energetico.
Famiglie
Bonus straordinario, agevolazioni per i mutui prima casa, interventi per calmierare le tariffe di elettricità e gas, fondo per il credito alle famiglie con nuovi nati. Tanti sono i dubbi. Per esempio, risultano del tutto esclusi dal bonus i lavoratori autonomi. Anche il blocco delle tariffe, se ci sarà, non riguarderà le piccole impre¬se, che anzi rischiano di pagare la copertura della tariffa sociale sul gas naturale.

Le difficoltà del momento richiedono interventi tempestivi, mirati ed efficaci.
Se non si tiene insieme tempestività, quantità di risorse, qualità dell’intervento, settori di intervento con misure concertate e condivise, in cui vi siano sostegno ai consumi e sostegno agli investimenti non si va molto lontano. Invece il Paese ha bisogno di uscire da questa crisi con un sistema ristrutturato, rinnovato, produttivo ed efficiente.
Santo Seminario